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08/07/2019
Ecobonus del 50% come sconto applicato in fattura

L'articolo 10 del DL Crescita è stato approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28/06/2019. Il suo inserimento, a lungo contestato da UNICMI e da altre Associazioni di settore, per essere attuato resta solo da confermare con un provvedimento da parte del Direttore dell'Agenzia delle Entrate.

 

Di cosa stiamo parlando e perché il Decreto fa tanto discutere?

Il decreto introduce una nuova opzione (ATTENZIONE: è un'opzione e non un obbligo!): il beneficiario delle detrazioni (ad esempio: l’acquirente di finestre) potrebbe beneficiare di uno sconto diretto in fattura equivalente a ciò che riceverebbe in 10 anni attraverso le detrazioni fiscali.

Ad esempio: su una fornitura di finestre di 5.000 €, potrebbe richiedere di pagarne 2.500 € cedendo la sua detrazione del 50% al serramentista.

La soluzione è ideale per l'acquirente, infattibile per il costruttore artigiano.

 

In questo caso colui che emette fattura (ad esempio: il serramentista) avrebbe infatti due possibilità:

        a) Rimborso sotto forma di credito d'imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione in cinque quote annuali di pari importo.

Soluzione poco praticabile a causa della struttura portante del mercato italiano dei serramenti costituita da migliaia di PMI con una capienza fiscale che esaurirebbe in pochi interventi la propria possibilità di “anticipare” al cliente lo sconto del 50%.

        b) Cessione del credito d'imposta ai propri fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi.

Soluzione che comunque si rivelerebbe onerosa o per chi cede o per chi prende in carico la detrazione (che in entrambi i casi resta facoltativa e presumibilmente non avrà alcun riscontro). E’ esclusa la cessione ad istituti di credito e ad intermediari finanziari.

 

Essendo l'articolo 10 del DL Crescita un'opzione, ci si può garbatamente rifiutare di attuare lo sconto in fattura. Sarà assai difficile per l'acquirente di finestre trovare un serramentita disposto a rinunciare al 50% del suo compenso, soprattutto in considerazione del fatto che non avrà presumibilmente alcuno sconto da parte dei fornitori.

 

Perché il Decreto nasce e come rispondere 

Il Decreto nasce con la speranza di combattere l’evasione fiscale e di accrescere la domanda di sostituzione d’infissi sul mercato a fronte di un maggiore risparmio energetico e di costi chiaramente più bassi.

 

Il problema? L'attuale impostazione del nostro mercato.

Il serramentista italiano resta prevalentemente un artigiano inquadrato in un contesto da PMI (quando non si limita all’attività di posa di prodotto finito). Manca attualmente in Italia una struttura di credito o forme di finanziamento verso terzi che permettano di sostenere questi incentivi anticipati in fattura (sulla scia dell’Europa, stanno nascendo ESCo, ma sono ad uno stato embrionale per questo tipo di operazione nazionale).

 

Per tale motivo, sin dalla bozza del Decreto, diverse Associazioni di settore si sono opposte alla modifica dell’articolo 10. Il Decreto è stato approvato in modo rapido sia alla Camera che al Senato, lasciando uno spiraglio alla facoltatività grazie all’apertura che vede lo sconto in fattura come “opzione” e non “obbligo” da parte del serramentista.

Considerato lo sconto in fattura come “non praticabile in assoluto” per la struttura attuale del mercato, UNICMI confida da parte di tutti i serramentisti in un “rumoroso silenzio” che lascerà lo sconto solo su carta, una mera velleità del legislatore che non avrà alcun seguito: qualcosa di teoricamente possibile, ma non attuabile.

 

Fonti: UNICMI e Guidafinestra